[Pubblicazione originale su Topgamer.it]
Dopo esserci lasciati alle spalle un inizio di questo nuovo anno letteralmente TOP, con un Gennaio Esplosivo (quasi come se i botti di Capodanno non fossero mai finiti), continuando con la “scia del momentum” ereditata da Febbraio, ed arrivati ai rilasci videoludici di Aprile, senza ulteriori indugi, analizziamo cosa ci ha riservato lo scorso ed abbondante mese, addentrandoci nei Titoli di Marzo:
Ni No Kuni 2: Il Destino di un Regno | TOP
Come ricordato in occasione proprio dei summenzionati rilasci videoludici dello scorso Marzo, Ni No Kuni 2 è il sequel jRPG del suo diretto predecessore dal quale i ragazzi del team di sviluppo di Level 5 hanno voluto intraprendere un cambio di rotta, voltando la pagina su cui era stato scritto e sviluppato un comparto ludico dall’indole da combattimento a turni ad una più Action, laboriosamente più attiva ed incalzante (come ci spiega il buon Sergio Bulfari nella sua Recensione), condita con ingredienti Strategici e Gestionali.
Al netto di un intreccio narrativo il cui potenziale non è stato doverosamente ricalcato più del dovuto e della non completa orchestrazione del comparto tecnico da parte dello Studio Ghibli (anche se traspare comunque lo splendore di questo marchio di fabbrica del primo Ni No Kuni, grazie alla continua collaborazione di alcuni membri), questo secondo capitolo di Ni No Kuni ri-conferma la magnificenza, edificata da parte di Level 5, di un’opera che a tratti sembra proiettare (quasi in forma digitalmente fiabesca) una montagna di formazione…da scalare rigorosamente con il pad alla mano.
A Way Out | TOP
Alzi la mano chi di voi, i quali hanno visto lo scorso dicembre l’evento dei The Game Awards, si ricorda di un tale che in un’intervista tutt’altro che sobria esclamò:
“Fuck the Oscars !!”.
Quel tale è il tanto esuberante quanto eccentrico Josef Fares, lo stesso sviluppatore (nonché cuore dell’attuale team di Hazelight Studios) di quell’evocativa Avventura dalle tinte autunnali Brothers a Tale of Two Sons e questo A Way Out, lo stesso che ha proposto questa Co-Op Adventure in un contesto storico del settore assolutamente atipico oggigiorno, fuori dalle righe, in quanto non solo ha disseppellito quella filosofia ludica da vivere rigorosamente a fianco di un amico fisico (standard all’epoca), ma ha anche dato una risposta decisa, in barba sia ai publisher che al conseguente mercato (ormai contaminato dalle Loot-Boxes, Microtransazioni , ecc.), distribuendo il Titolo a soli 29.99€, come sottolinea anche il nostro Antonio Rodo nella sua Recensione, con la possibilità di giocare in due, (sia a livello locale che online) acquistando una sola copia e di conseguenza, se la spesa viene divisa, il prezzo cala ulteriormente a poco meno di 15€.
Seppur poggiante su meccaniche diametralmente opposte alla complessità ed animato da un umile comparto tecnico, A Way Out imballa non un’opera bensì un’esperienza scolpita da un filone narrativo dal taglio fortemente cinematografico, sulla quale viene cucito tanto un carisma ludico variopinto quanto una sinfonica simbiosi sia con chi è accanto a noi che con i due alter ego digitali.
Far Cry 5 | TOP
Probabilmente una delle buche in cui questo acclamato franchise Action-FPS sempre calato in splendide lande naturali Open-World, è inciampato con i suoi ultimi capitoli, è stata quella del letto, ri-letto, sentito e ri-sentito dire “more of the same”.
Sia chiaro, con questo Far Cry 5 Ubisoft non ha voluto stravolgere le sue già solide fondamenta ludiche quanto più ha voluto spianare la strada verso una tangibile evoluzione del brand, a partire dal suo Villain (come):
infatti, come ebbi espresso sempre nei summenzionati rilasci videoludici dello scorso Marzo, Far Cry 3 sancì l’elemento divenuto cardine della serie:
l’attenta caratterizzazione di uno dei personaggi (Vaas vi ha mai detto la definizione di “Follia?”);
in Far Cry 4 Pagan Min ha segnato meno l’animo dei videogiocatori, ricalcato con minor tratto…qui il fanaticamente religioso, nonchè predicatore Joseph Seed, eguaglia (se non addirittura supera) la sanguinolenta follia dell’iconico Vaas Montenegro.
Non lo fa singolarmente bensì assimilato dall’inquietante forza carismatica del sermone che lui stesso, assieme ai suoi devoti fratelli, ha imbastito, incastrandolo in una progressione narrativa più marcata; quest’ultima viene meno come mero pretesto da accantonare agli iterativi ex-avamposti da sbloccare, suturata nella stratificata esperienza di gioco… ora più viva che mai, tecnicamente parlando (come ci illustra il nostro nonché buon Simone Marcocchi nella sua Recensione), grazie allo stato dell’arte raggiunto dall’apparente mansueta cittadella di Hope County, emanante quel fresco profumo tanto americano quanto montano.